Il laboratorio teatrale di Gilberto Colla, presidente dell’Associazione Culturale Plantago, è uno dei numerosi percorsi riabilitativi attivi a Casa “Sebastiano”.

Così l’ideatore del laboratorio racconta la sua esperienza:

CIÒ CHE NON CONOSCIAMO REGGE CIÒ CHE CONOSCIAMO

Il teatro come accade a Casa Sebastiano è rivelazione di una esperienza che si fa nella palestra dove trascorro, insieme con i soggetti autistici, un lungo tempo di “giochi” fisici e verbali o nella stanza multisensoriale dove per un’ora circa ci si ritrova a leggere, in uno stato quasi di dormiveglia, racconti o storie letterarie di autori rinomati…

Ogni volta che ci si ritrova nella palestra per fare teatro vengono disposti il nord, il sud, l’est e l’ovest, sempre presenti, come se il locale in cui agiamo i nostri esperimenti di vita fosse, in realtà, un nostro pianeta in movimento nel sistema solare insieme a tutti gli altri. Ci posizioniamo nello spazio e da qui s’inizia ogni volta questa esperienza.

Tutti provano a fare una capriola, a salire in piedi su una sedia, a cadere a peso morto su un materassino, se blu nel mare, se rosso dentro alla bocca del vulcano… si chiudono gli occhi, ci si prende per mano… si fanno cose impensabili, anche calzare una maschera da Zanni, darle il nome di “Nonso” e mettersi una corona da re o infilarsi al posto del berretto le orecchie d’un asino… attraversare ponti e città, assistere ad un incidente stradale, a dover spegnere un incendio, poi ci sono le vocali cantate e le consonanti, nasali e dentali, le parole, anche quelle che escono dopo che per tre volte, le braccia agitate nell’aria, hanno ritrovato posto sulle spalle e, infine, quelle che non vogliono venir fuori ma che prima o poi si udiranno.

Sono diventato uno di loro o sono stato accettato come autistico anch’io e a volte mi onorano di fagli da guida. Qualche volta scendiamo, come fanno gli Ufo, dal nostro pianeta sul vostro e notiamo cose che voi non fate, ma che andrebbero fatte. Ad esempio: il passo della camminata dovreste accompagnarlo sempre dall’interiezione “ahi”, qualche volta, “ohi”, raramente “ohimè” (per via di quel me che fa troppo di sé). Di fatto, sembrerebbe impossibile camminare sulla crosta terrestre senza questa consapevolezza di rimpianto, dolore, voce di lamento. Noi lo facciamo quando scendiamo sul vostro pianeta, fatelo anche voi, aiuta a favorire l’inclusione.

“VOGLIO ESSERE UN AUTO NEL GIUSTO PARCHEGGIO DELLA VITA”

È il desiderio scalfito sulla carta da Camilla, creatura silente e autistica, che infligge di pugni e graffi il suo bel viso e che a volte, quando la sua ansia si placa un poco, partecipa ai giochi del teatro.

È forse un grido questo suo desiderio, frase composta alla maniera del poeta Oldani, che infrange, invertendo i termini di paragone, la normalità della similitudine ed è diventato per me e tutti i miei compagni di questo inquieto viaggio nel mistero dell’autismo, il luogo che stiamo cercando e che dobbiamo trovare.

– Gilberto Colla